Quando nel 1895 Rudyard Kipling scrisse If suo figlio John non era ancora nato, ma è inevitabile pensare a lui come al destinatario ideale del componimento: trentadue versi per imparare ad affrontare la vita, il lascito morale ed esistenziale di un padre a un figlio. Sfortunatamente John non sopravvisse al padre: morì in battaglia appena diciottenne durante la prima guerra mondiale.
Quei versi di Kipling sono diventati tra i più celebri della tarda età vittoriana e ancora oggi due di essi accolgono i giocatori al Centre Court di Wimbledon. Einaudi Ragazzi ripropone oggi il poemetto in una nuova traduzione a firma di Tiziano Scarpa, il quale ha dichiarato di voler restituire al testo la “freschezza del papà a ettuoso” evitando “il greve tono da predica” dell’“accigliato pater familias”tipico delle precedenti traduzioni italia- ne (la prima traduzione risale al 1916 e fu di Antonio Gramsci).
L’esito è senza dubbio interessante anche se a volte discutibile (ad esempio “Or being hated don’t give way to hating” diventa: “e non ricambi l’odio quando stai sulle palle”). La vera meraviglia della nuova edizione risiede senza dubbio negli acquarelli di Alessandro Sanna che accompagnano e,a tratti, guidano la poesia raccontando per immagini, con un sorprendente accostamento iconogra co, la storia parallela dell’amicizia tra un uomo e un asino che, insieme, imparano ad a rontare il mondo.
L’accordo tra il testo di Kipling e le illustrazioni è di una ranatezza soprafna: i versi, sospesi nelle grandi pagine colorate e accostati ai soggetti dipinti, acquistano una nuova luce, prestandosi a doppie, a volte triple letture. Inoltre tutti i testi del libro, colophon compreso, sono interamente scritti a mano da Sanna con una calligra a elegante che ria ora come in ligrana anche nelle tavole dalle ampie campiture sgargianti, rese vive e accese da una scelta cromatica aggressiva, quasi elettrica, assai distante dalle tenui velature tipiche dell’acquarello. Da otto anni
Andrea Pagliardi