LA LONDRA DEGLI ANNI ‘60
Hanif Kureishi conferma ancora una volta la qualità della sua scrittura, densa, ironica e provocante, in questi racconti brevi e saggi (…). Sono testi che parlano della Londra bohémien degli anni sessanta e del suo presente multiculturale, della complessità del rapporto padre-figlio, ma anche delle riflessioni sui mutamenti
sociali e sui flussi migratori, all’epoca del crollo dell’impero britannico
e nella nostra confusa contemporaneità.
Come spesso accade con
questo prolifico autore,
lo stile rivela interessi
di carattere psicologico e filosofico indicativi della sua formazione, con riferimenti da Winnicott a Nietzsche, da Freud a Kant. In parallelo vi sono altri accenni importanti, come la musica, altra grande passione per Kureishi, da David Bowie ai Velvet Underground.
IMMIGRAZIONE E RAZZISMO
Al ruolo dello scrittore, e al rapporto fra arte e realtà in generale, sono dedicate alcune parti che offrono lo spunto per osservare il senso dell’identità, ma anche uno strumento di comprensione del mondo (…). Fra i temi significativi presenti in questa raccolta vi sono la diaspora, l’immigrazione, il razzismo, la cui valenza culturale e sociale si applica sia alla Gran Bretagna del dopoguerra sia al mondo contemporaneo, e che l’autore affronta nella scrittura creativa, e anche a livello critico. Se oggi come ieri vi sono grotteschi figuri che seminano odio e incitano le folle, occorre ripensare alla dimensione vera dell’uomo, alla sua dignità e al suo valore, poiché “ciascuno di noi è un migrante venuto da qualche parte, e se ce lo ficchiamo bene in testa forse potremmo anche arrivarci da qualche parte: tutti assieme”.