Non sono automi canterini
Per tanti versi simili a noi, gli uccelli hanno affascinato la nostra specie da sempre. In fondo, però,sono sempre stati visti come animali unidimensionali. Sono dotati di una proprietà, il volo, che invidiamo, sono spesso colorati, sono ottimi cantori. Ma nell’immaginario sono minuscoli robottini capaci di fare cose straordinarie in maniera automatica, appunto volare cantare migrare. Ackerman si è messa in testa di svelare quanto quest’immagine di animali meccanici e guidati dall’istinto sia del tutto lontana dal vero. Ogni capitolo è dedicato a un comportamento di una o più specie; spesso sono azioni ben note e considerate appunto frutto di meccanismi automatici: perché la nocciolaia di Clark raccoglie decine di migliaia di semi e li sparge nel territorio, andando a ripescarli quando ne ha bisogno? Istinto e memoria. Perché alcune cornacchie fanno cadere le noci sull’asfalto per romperle? Un atto non appreso, che fanno molti altri uccelli. E gli uccelli giardinieri, perché costruiscono elaboratissime strutture per corteggiare le femmine? Complicati schemi motori dettati da atavici adattamenti.
Un cervello da gallina?
Andando a scavare un po’ nelle osservazioni degli ornitologi e in una monumentale letteratura, Jennifer Ackerman scopre come spesso il “cervello da gallina” degli uccelli sia capace di amplissime variazioni sul tema. Atti che fanno propendere per qualcosa di molto simile al ragionamento, o almeno all’elaborazione dei dati e ad algoritmi etologici estremamente più flessibili e variabili di quanto non possa entrare nella definizione di comportamento istintuale. I campioni in questo campo, che infatti compaiono in molte pagine del libro, sono i corvidi e i pappagalli. Particolarmente interessanti sono i capitoli 2 e 6. Raccontano rispettivamente la storia del cervello degli uccelli e la lunga discussione sulla capacità artistiche di alcune specie.
Società strutturate
Ackerman tocca anche la vita sociale degli uccelli, insistendo ovviamente con i più complessi, come i corvi imperiali. La specie, diffusa in tutti i paesi del nord del mondo, vive in società strutturate come quelle degli scimpanzé, o dell’uomo, con tutte le conseguenze del caso. Il libro è molto ben tradotto e il tono familiare e scorrevole, pur mantenendo una precisione scientifica impeccabile, si percepisce anche nella versione italiana.
Marco Ferrari