Cosa intendere con storia della letteratura
Fonte di questa raccolta di saggi sono i corsi universitari introduttivi di “Literary History”, tenuti da Moretti a Stanford nel corso degli anni, ora concentrati in uno studio breve, scarno, essenziale. Nel suo insieme, il titolo anticipa quanto vi troveremo: uno spaccato di cultura americana, una riflessione su cosa intendere con “storia” della letteratura e delle arti in generale, un intreccio di forme letterarie e artistiche che tocca i tre aspetti della forma: linguaggio e retorica, contesto storico, piacere estetico.
Dissonanze storiche
Due sono le direzioni che orientano le ricostruzioni storiche e le considerazioni sulle forme artistiche. La prima è l’acuta attenzione rivolta al dettaglio, nella convinzione che ogni tipo di forma sia costituita da elementi dotati di autonomia, tali da poter essere isolati e analizzati in quanto tali (…). Il dettaglio è decisivo: un verso di Whitman, lo stile asciutto di Hemingway o la frase “Si deve fare attenzione” da Morte di un commesso viaggiatore. Ricorrente nel libro è la prassi di isolare un singolo “tratto sensibile” (una metafora, una tecnica poetica, un’inquadratura filmica) e provare a immaginare in che modo possa avere risposto alle contraddizioni di una struttura sociale, oppure, si potrebbe dire, a una questione epocale, a un’impasse che mette in crisi il sapere in tutti i suoi aspetti, filosofici, scientifici, letterari, che a loro volta producono la nascita di nuovi saperi o forme artistiche, quali ad esempio le scoperte di Darwin, Freud, Einstein, l’impasse che Moretti definisce una “specifica dissonanza storica”.
Il contesto
La seconda direzione consiste nell’impegno di Moretti nel mettere le forme in rapporto ai loro contesti storici. (…) Moretti parte dai presupposti che la storia sia sempre conflitto e che proceda per salti, ciò che gli consente di sbarazzarsi di una storia letteraria incentrata sulla continuità. (…) In forme differenti il conflitto emerge ovunque: tra la lirica moderna di Whitman e quella di Baudelaire, (…); tra la scarna asciuttezza della prosa di Hemingway e il presente continuo di Gertrude Stein. L’antitesi ritorna nel contrappunto di due grandi filoni di cinema americano, il western e il film noir: dal campo lungo dell’uno dove “lo spazio diventa protagonista”, al primo piano claustrofobico dell’altro.
Giuliana Ferreccio