Uno yeti che sogna di fare lo sgambetto ai dinosauri, una bambina superfelice e un tonno in missione segreta dai nonni: ecco il terzetto finalista del Premio Strega Ragazze e Ragazzi 2021 nella categoria 6+. O meglio: i finalisti sono loro, insieme ai tre rispettivi autori, nell’ordine Alex Cousseau, Rose Lagercrantz e Giuseppe Ferrario.
Arduo scegliere tra le tante storie meravigliose, poetiche e avventurose che affollano gli scaffali delle librerie e le scrivanie degli editori e forse per questo il compito, difficile, difficilissimo, viene assegnato ogni anno proprio a bambini e bambine, ragazze e ragazzi, che compongono il popolo dei lettori cui queste storie sono destinate. Quest’anno il Premio Strega Ragazze e Ragazzi è giunto alla sua sesta edizione, per la prima volta prevedendo saggiamente in concorso tre categorie riferite alle tre diverse fasce di età: 6+, 8+ e 11+. Saggiamente, sì. Perché, mai come quando si è bambini, il tempo assume una forma bergsoniana, un picnic può diventare lungo un’intera estate e un ragazzino di undici può sentirsi lontanissimo da un bambino di otto anni.
Duemila sono stati i lettori coinvolti, provenienti da tutta Italia, ma anche scuole, circoli di lettura e biblioteche fuori dai nostri confini. La prima scrematura è stata fatta dai singoli editori che hanno avuto la possibilità di segnalare per il premio uno tra i libri pubblicati nell’anno. Poi la palla è passata al comitato scientifico, che ha selezionato tra tutti i libri segnalati i dieci finalisti. Infine, sono scesi in campo i veri protagonisti, ragazze e ragazzi, diversi ogni anno. La proclamazione dei vincitori, uno per ogni fascia d’età, è avvenuta lo scorso 17 dicembre all’interno di Più libri più liberi, la fiera nazionale della piccola e media editoria promossa da AIE (Associazione Italiana Editori), sponsor tecnico IBS laFeltrinelli. Come per lo Strega ‘dei grandi’ il premio è stato promosso dalla Fondazione Bellonci organizzatrice dal 1986, anche se il premio risale addirittura al 1947. In campo anche il Centro per il libro e la lettura (Istituto autonomo emanazione del Ministero per la Cultura italiano n.d.R.), Bologna Fiere e Bologna Children’s Book Fair.
Dicevamo che scegliere uno tra i tanti libri in concorso, tutti pieni di poesia, colori e storie meravigliose, non è stato facile ma i bambini della 4° elementare della Scuola Primaria di Primo Grado Elsa Morante di Oriago, in provincia di Venezia, hanno preso il compito molto seriamente. Merito anche di un’insegnante veramente speciale che ha posto la lettura al centro del suo percorso educativo e didattico, la maestra Chiara Sartori, piena di empatia, capace di cogliere il senso profondo della parola educazione e che nella lunga chiacchierata fatta insieme, parlando di scuola e di sconfinamenti, in maniera lucida e disarmante, ci ha confessato:
E allora bentornata da Roma maestra Sartori e bentornata da Più libri, più liberi! Siamo molto curiosi di sapere di più di questa vostra esperienza e allora le chiediamo subito: qual è stato il percorso che vi ha portato a diventare parte dei duemila giurati del Premio Strega Ragazze e Ragazzi, insomma… come avete fatto?!
In realtà è stato abbastanza semplice: navigando sul sito del Centro per il libro e per la lettura un giorno ho visto l’annuncio riferito al premio e ne ho parlato subito con la classe. Ho spiegato ai bambini e alle bambine l’importanza di questo premio, che cosa significava essere un giurato, gli atteggiamenti di correttezza ed imparzialità da tenere (senza lasciarsi influenzare dalle opinioni degli altri) e loro ne sono stati subito entusiasti! Fondamentale per me era far capire ai miei alunni e alle mie alunne l’importanza di questo lavoro, perché una cosa è leggere, altra cosa è leggere in maniera critica. La loro reazione gioiosa e piena di vita mi ha colpito molto così siamo partititi insieme per questa nuova avventura!
Come ha strutturato un lavoro che, con tanti bambini piccoli, deve essere stato sicuramente complesso?
(sorridendo) Be’, sicuramente non è stata una passeggiata. In classe ci sono ventiquattro bambini, dodici maschi e dodici femmine, e per fortuna, almeno da questo punto di vista, c’è un equilibrio perfetto! Il lavoro è vero è stato lungo e abbastanza complesso perché abbiamo iniziato a lavorare già l’estate scorsa. Ogni alunno infatti aveva ricevuto un buono libri da IBS e con questo buono ha poi acquistato, e letto naturalmente, uno tra i libri selezionati dalla Fondazione Bellonci per il premio di quest’anno. In questa lista, oltre ai tre finalisti, c’erano comunque molti altri testi interessanti che hanno veramente entusiasmato i bambini, per esempio il libro di Emanuela da Ros, Penka, la mucca clandestina e Memorie di un ciliegio di Luigi Dal Cin. Così a settembre, quando siamo tornati a scuola ed è stata annunciata la terzina dei finalisti… per qualcuno è stata una vera emozione scoprire che un libro lo aveva già letto!
In ogni modo, quando finalmente sono arrivati i libri in classe, abbiamo iniziato a leggerli tutti insieme. Molto spesso leggevo io ma qualche volta erano i bambini a chiedermi di farlo perché così, mi dicevano, riuscivano ad assaporare meglio le parole e hanno ragione, è proprio così!
Subito dopo la lettura abbiamo quindi fatto le votazioni, ogni bambino ha espresso il proprio voto in maniera anonima, su un foglio, io ho raccolto le preferenze et voilà, il vincitore per la nostra classe è stato Murdo, Il libro dei sogni impossibili di Alex Cousseau, proprio il vincitore ufficiale del Premio Strega Ragazze e Ragazzi di quest’anno. Murdo è stato decisamente quello che ha attirato più le loro la loro simpatia.
E quali sono, secondo lei, i motivi per i quali i bambini hanno scelto proprio questo titolo?
Sicuramente perché, da un punto di vista grafico, è splendido, i suoi colori li hanno colpiti ed emozionati, poi perché questa raccolta di sogni impossibili di Murdo è molto divertente, per ultimo credo, almeno per come lo hanno vissuto i miei alunni, perché il libro di Cousseau è stato capace di dare vita a qualcosa che anche loro sognavano di dire o di fare. E chi non ha un sogno impossibile, soprattutto quando si è bambini?!
Un altro libro che è piaciuto tantissimo è stato Il mio cuore ride e saltella di Rose Lagercrantz, anche questo tra i finalisti. È un libro che parla di un’amicizia profonda tra due bambine e, anche in questo caso, credo che molte mie alunne si siano immedesimate. Lo stile narrativo è molto raffinato, dolce e in alcuni punti direi empatico
Tornando al metodo di lavoro, come si sono fatti coinvolgere i bambini in questo nuovo ruolo di giurati? Si sono fatti trascinare dall’entusiasmo o invece si sono calati poco a poco nel progetto?
I bambini si sono fatti assolutamente trascinare dall’entusiasmo! Una cosa che li ha colpiti, anzi la cosa che li ha colpiti di più in assoluto, è stata l’inversione dei ruoli, cioè la possibilità di giudicare un adulto. Me l’ha fatto notare proprio un mio alunno, ‘siamo sempre noi dalla parte di quelli che dobbiamo essere giudicati’. Perché è vero, i bambini sono giudicati a scuola, nello sport, dai genitori, dai parenti ma in questa occasione, una volta tanto, era il loro turno di giudicare e per loro è stato bellissimo. Si sono tutti lasciati trasportare in questa avventura, durante la lettura erano molto concentrati, ascoltavano con attenzione e nessuno esprimeva a voce alta la propria opinione perché avevano capito che, per non influenzare gli altri, avrebbero dovuto esprimere la loro motivazione in forma segreta e anonima.
Dopo, qualcuno ha detto che l’elemento chiave che l’aveva portato a quella scelta era stata la trama, qualcuno la tecnica dell’intreccio (che noi già studiamo!), altri la vicinanza ai personaggi, altri ancora lo stile e altri, e questa è stata la parte preponderante, la parte grafica del libro.
Ed esiste secondo lei una relazione tra le attitudini dei singoli e la scelta o la preferenza di un titolo rispetto ad un altro?
Certamente sì, ognuno ha espresso il proprio voto in base alla propria indole, cioè al fatto che quel dato libro fosse più vicino al suo modo di essere bambino e al suo stile di apprendimento. Perché per esempio i bambini che hanno un’intelligenza di tipo visivo hanno preferito Murdo, quelli che hanno un’intelligenza di tipo linguistico o sociale, hanno preferito Il mio cuore ride e saltella mentre quelli che hanno un’intelligenza più fisica hanno votato per Un’estate fuori dall’acqua, Thoni e i suoi cugini nel quale il protagonista vive tante avventure. Quindi sì, c’è stata una relazione strettissima nelle loro scelte, determinata appunto dallo ‘stile di apprendimento’ e dal tipo di intelligenza di ogni singolo bambino e bambina.
Per quanto riguarda il coinvolgimento ha lasciato che le cose venissero da sé oppure ha adottato un metodo particolare?
Lo devo confessare, mi sono lasciata assolutamente guidare da loro e dal loro entusiasmo! Un docente secondo me deve partire sempre da quella che è la ‘preconoscenza’ del bambino e anche dal contesto, non si può parlare di un apprendimento avulso da questi elementi. In questo percorso ho deciso di farmi guidare quindi da loro e sono stata premiata dai risultati.
Il percorso si è snodato in due parti, la prima è stata il dialogo diretto libro/lettore, quando cioè i bambini hanno letto individualmente i libri, la seconda parte è stata invece la lettura a voce alta in aula. Da un lato è stata quindi valorizzata la lettura silenziosa, che è importantissima perché con questa si mette a fuoco la parola scritta, dall’altra la lettura ad alta voce che ha consentito di aprirsi agli altri, sviluppare la socializzazione e l’interpretazione. Quando eravamo in cerchio e qualche bambino o bambina chiedeva di leggere io lo invitavo ad ascoltarsi, a sentirsi, per dare valore a quello che è il nostro principale mezzo di comunicazione, la voce. E secondo me, in una società come la nostra, leggere a voce alta e condividere questa esperienza, lasciando che la parola si si depositi dentro di noi è un atto fondamentale per dare voce alle nostre emozioni, per fare esperienza attraverso quella degli altri. La società poi ci chiede di saper parlare e questo metodo ci aiuta anche ad esprimere le nostre opinioni in maniera più corretta. Per questo abbiamo insistito molto su alcuni punti, l’intonazione, l’uso delle pause, la mimica, perché è così che si trasmette il significato del testo. Ogni alunno è stato in grado di ascoltare con attenzione e questo ha permesso, in modo indiretto e trasversale, di affrontare anche diverse discipline dell’area linguistica che poi è quella dove io insegno.
Parlando poi di sconfinamento, che è il tema centrale della nostra rubrica, quale pensa che sia, in ambito pedagogico, il significato e il valore di questa parola?
Lo sconfinamento ha sicuramente dimostrato una forte valenza educativa, soprattutto dopo la pandemia, perché tutti abbiamo capito qualche cosa in più della scuola, che è uno spazio di aggregazione, di socialità ma anche di incontro fra le diversità, e di questo non possiamo più farne a meno. È apparso evidente che quello che è l’intero sistema della nostra comunicazione, scuole, teatri, librerie, musei, è il vettore principale del progresso di una società. Per questo fare scuola significa fare scuola in presenza, perché solo così si ha la possibilità di socializzare, solo così si dà modo ai bambini di incontrarsi non solo fisicamente ma anche e soprattutto con la mente. Sconfinare, in ambito pedagogico, significa secondo me mettere in atto nuove forme e nuovi percorsi di apprendimento, cercare un equilibrio tra mondo analogico e digitale, questa è una condizione nuova ma necessaria, di cui oggi non si può più fare a meno.
Dobbiamo sconfinare al di là delle mura scolastiche, sia fisicamente che metaforicamente, per cercare nuovi spazi dove mettere al centro i bambini, in una condizione di salute, di benessere mentale, fisico ed emotivo. La scuola però si deve impegnare a rendere preponderante il dialogo e la cooperazione. È importante, anche a questa età, insegnare a lavorare insieme, a collaborare e questo si può fare soprattutto in una dimensione di presenza fisica. E non è necessario uscire dalla scuola, lo sconfinamento si può fare anche all’interno delle mura scolastiche, bisogna imparare ad aprirsi a nuovi orizzonti a patto però che il bambino diventi protagonista del proprio percorso di apprendimento, un percorso in cui possa essere libero di costruire il suo progetto di vita.
Maestra, lei pensa che questa esperienza, portare i bambini fuori dalla classe, abbia aiutato, possa aiutare, a riorientare il rapporto tra insegnanti e alunni?
Certamente. Purtroppo non è stato possibile andare tutti a Roma, a causa dei costi e anche a causa del covid, ma uscire dalla classe, anche solo metaforicamente, è stata un’avventura che ha decisamente cambiato il nostro rapporto! Mi sono ritrovata a fianco a loro e ho riscoperto il ruolo dell’insegnante facilitatore cioè dell’insegnante che diventa un discente partecipe, un membro del gruppo che esprime le proprie opinioni come tutti gli altri e per questo anch’io ho espresso il mio voto insieme ai bambini. Ho condiviso con loro i miei sentimenti e i miei pensieri ma senza imporre un mio punto di vista, semplicemente con la mia partecipazione.
E ora, la domanda immancabile: quale è stata la fatica più grande di questo vostro lavoro?
Senza dubbio il tempo. Il tempo dei bambini non è uguale a quello di noi adulti. Noi immaginiamo che loro, vivendo in una società come la nostra, siano in grado di fare tutto e subito, pretendiamo che facciano tutto e subito. Ma non è così, i bambini hanno bisogno del loro tempo, che è un tempo per pensare, per fare e soprattutto per capire quello che vogliono dire. E noi adulti dovremmo imparare a rispettarlo.
Comunque alla fine sì, ce l’abbiamo fatta ed è stato un viaggio entusiasmante, perché le tre storie raccontate dai tre libri finalisti sono ovviamente diverse ma tutte accomunate da un senso di scoperta: vivere nuove emozioni come Dani, la protagonista de Il mio cuore ride e saltella, nuovi sogni, come Murdo e nuove avventure come Thoni e i suoi cugini.
… e la sua più grande soddisfazione?
Sicuramente è stata quando un’alunna, a cui Il mio cuore ride e saltella di Rose Lagercrantz era piaciuto tantissimo, ha chiesto di leggere anche gli altri libri della stessa autrice con Dani, la bambina superfelice come protagonista. Ecco questo è stato fondamentale, l’importante per me infatti non era tanto che i bambini diventassero giurati quanto fare in modo che diventassero dei lettori consapevoli e questo si può fare solo leggendo molto. Formare è il mio fine educativo, questo è il mio lavoro. E così, con la scusa di un gelato, so che poi la bambina è riuscita a trascinare il nonno in libreria per acquistare i nuovi libri!
Grazie mille maestra Sartori, grazie per il suo lavoro, la chiacchierata con lei ci ha reso felici… quasi come Murdo! E per chi avesse voglia di imitare i bambini della 4° elementare di Oriago, forza, sono aperte le iscrizioni per la giuria 2022!!