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CADERE nella RETE – parte seconda

Nei ragazzi e nelle ragazze di oggi si fa strada facilmente la tentazione di ricercare online le risposte al proprio dolore e alle questioni identitarie. Gli adolescenti svolgono innumerevoli attività su internet e l’utilizzo dei social network è qualcosa di funzionale e quotidiano. Un aspetto che accomuna questi ragazzi sembra però essere la dedizione e l’attenzione nella creazione del loro profilo, ovvero come presentano sé stessi al mondo dei pari e a quello degli adulti. I profili degli adolescenti, le loro fotografie e video, o anche solo l’immagine di Whatsapp ci raccontano molto sia del loro mondo interno, sia del loro modo di percepirsi e descriversi agli occhi dell’altro.

I contenuti delle loro pagine social sono carte di identità più o meno reali della loro percezione di sé, ci raccontano verità, ma anche desideri, bisogni e ideazioni. Spesso sono presenti foto del corpo o del viso di ragazzi e ragazze che si osservano come fossero allo specchio ma attraverso la fotocamera dello loro cellulare.

Le pagine personali di alcune ragazze e ragazzi sono cariche di foto dove l’esposizione del loro corpo vestito o semi vestito o in fase di preparazione diventa il meccanismo di elezione per mostrarsi e ricercare rispecchiamento dai pari e dal loro mondo sociale: “Sono bello o brutto?”, “Sono come voi o diverso da voi?”.

Gli adolescenti di oggi girano in rete lasciando il loro segno con commenti e like. Alcuni di loro si trovano a costruire presentazioni e descrizioni di sé non del tutto veritiere o comunque modificate rispetto al reale, per apparire più forti, più sicuri o meno soli. Cosi un’ragazza timida può apparire espansiva e seducente mentre un ragazzo introverso può intrattenere amicizie online senza esporsi nelle piazze della sua città.

Questi comportamenti possono portare però a livelli di esposizioni pericolosamente non controllate né da loro stessi né da parte del mondo degli adulti, mettendosi in questo modo nelle condizioni di poter essere adocchiati come potenziali vittime di reati online o di adescamenti da parte di predatori sessuali.

Nell’ultimo articolo abbiamo trattato la storia di Elena, che ha mostrato come uno dei rischi maggiori per gli adolescenti di oggi, sia quello di percepirsi competenti, capaci e invincibili quando si trovano dietro ad uno schermo, ma poi senza quasi accorgersene rimangono vittime di situazioni pericolose e più grandi di loro.

Stefania, questo il nome della protagonista di oggi è una ragazza solare ed espansiva si veste in modo appariscente e vive molte ore fuori casa, al parchetto, al bar della zona o in giro per la sua città. Stefania non si trova tanto bene a casa sua. Con la mamma e il papà ci sono conflitti continui per la scuola e per le ore passate attaccata al telefono, oltre che per l’assenza quasi costante nella vita famigliare.

Stefania si sente forte e capace di affrontare ogni cosa per conto suo, spesso dorme fuori casa da amici o dove capita e si deve arrangiare per recuperare qualche soldo; perché se li dovesse chiedere ai suoi genitori sarebbe un disastro, le chiederebbero a cosa le servono, per cosa li spende e le urlerebbero dietro perché non si impegna e non fa il suo dovere. In fondo Stefania vuole solo ricaricare il telefono per avere internet illimitato e continuare a vivere connessa ai suoi followers da dovunque lei si trovi. Poi vuole avere qualche vestito nuovo per potersi fare foto nuove da postare sul suo profilo Instagram con le scarpe giuste e la felpa da tutti desiderata.

Per Stefania, Instagram è un luogo molto più che reale: è come avere la “piazzetta” degli amici sempre in “tasca”. È molto presa da conversazioni con amici e conoscenti, ma anche con sconosciuti.

Tanti, molti, commentano le sue foto, soprattutto quelle dove si “mostra un po’”, dove si presenta maggiormente seducente. Ogni giorno ha nuovi followers e moltissimi like, ricevuti soprattutto da parte di maschi… Nessuna delle sue amiche è così fortunata…

Ogni tanto, nella Direct, arriva qualche messaggio sgradito, ma con grande spavalderia se ne libera velocemente.

Da qualche tempo, però, Stefania ha un desiderio: la borsa di una famosa casa di moda, la vuole da tempo ma costa molti soldi, una cifra inarrivabile con il poco denaro che riesce a mettere insieme.

Quella borsa però è importante per lei, è molto più che un oggetto, è uno status symbol, un accessorio carico di significati. è certa che possederla la farebbe sentire completa, a posto, a suo agio e infondo la possiedono quasi tutte, perché lei non dovrebbe averla?

Così, nei giorni in cui si fa strada nella sua mente il pensiero sempre più pressante di ottenere ciò che vuole pensa che forse farebbe qualsiasi cosa per avere quella borsa e improvvisamente si ricorda che, tra i suoi follower più accaniti e presenti, c’è un uomo che da qualche mese spesso le scrive cose di ogni tipo e che cerca in ogni modo di avere una conversazione con lei. Fino a quel momento Stefania lo aveva definito “un porco maniaco”, ma vede per la prima volta una nuova possibilità.

Tra i vari messaggi di quest’uomo erano presenti spesso richieste esplicite di invio di video o immagini di lei nuda e continue avances di tipo sessuale, addirittura le invia foto di lui nudo.

Stefania quando inizia a rispondere e a chattare con questo uomo, non ha nessuna idea o percezione delle conseguenze di ciò a cui andrà incontro. Pensa, ancora fortemente, di aver in mano lei le redini del gioco e lui dopo alcuni giorni di chat più che spinte, da parte di entrambi, le chiede di andare ad incontralo e Stefania accetta.

Stefania aveva raccontato a quest’uomo tanto di sé nei giorni precedenti. Del rapporto con la famiglia, dei conflitti e della voglia di essere donna e lui l’aveva ascoltata.

Così, piano piano, svelandosi sempre più, finisce nella trappola di un uomo che è riuscito con perizia e manipolazione ad attirarla per raggiungere il suo scopo. Fin da subito, infatti, aveva iniziato ad offrirle soldi e regali, invogliandola prima con le ricariche telefoniche e poi offrendole sempre di più, in cambio di prestazioni sessuali.

Stefania, purtroppo, a quell’incontro ci è andata sperando di ottenere qualcosa che le avrebbe permesso di stare meglio o come pensava lei di essere più felice, invece non ha ricevuto niente: le hanno solo portato via qualcosa che non potrà mai essere ricomprato.

Questa storia porta dentro di sé la morale che ognuno di noi vuole interpretare, ma non è questo il punto focale.

Ciò che è davvero importante è che i ragazzi e le ragazze capiscano che chiedere aiuto non è un segno di debolezza, ma di grande coraggio. La scuola con i suoi insegnanti e tutto il mondo degli adulti di riferimento, se interpellato è pronto a dare risposte e sostegno. Così come lo è il mondo dei pari, dei propri coetanei, compagni, amici, a cui ci si può rivolgere per un ascolto empatico e un aiuto per uscire dai guai.

Irene Simi de Burgis
Psicologa