L’Università di Firenze, sulla base di un accordo con la Regione Toscana (Assessorato al Diritto alla salute, Welfare e Integrazione Socio-Sanitaria e Assessorato all’Istruzione, Formazione e Lavoro) e con il MIUR – USR Toscana, ha svolto nell’anno scolastico 2017/2018, una ricerca sul tema del bullismo e cyberbullismo, coinvolgendo circa 70 scuole del territorio e 5000 studenti.
Da questo studio, presentato il 24 ottobre scorso, durante un convegno dal titolo “Bullismo e cyberbullismo in Toscana: verso un’integrazione di interventi efficaci”, organizzato presso l’Aula Magna del Rettorato dell’Università fiorentina, emerge che il 23% dei ragazzi e delle ragazze (quasi uno su quattro) afferma di essere stato vittima di atti di bullismo almeno una volta o due nei 2-3 mesi precedenti.
Altrettanti (23%) hanno dichiarato, al contrario, di non essere stati vittime, bensì carnefici e di aver commesso cattiverie e soprusi nei confronti dei loro coetanei, con un tasso generale di coinvolgimento del 10%, in linea con le medie nazionali.
Oltre ai dati della ricerca, durante il convegno si è parlato, inoltre, del progetto “NoTrap Toscana”, un modello di peer education e peer support che promuove una maggiore responsabilizzazione dei ragazzi e delle ragazze e dà loro strumenti per fornire aiuto ai compagni vittime di bullismo.
Questa sperimentazione è la prima a livello nazionale ad aver coinvolto, non solo un così alto numero di scuole e partecipanti, ma anche ad aver intrapreso nuove direzioni di ricerca in campo di prevenzione e contrasto del bullismo e del cyberbullismo con le aziende sanitarie locali e con quelle di intervento nelle unità di emergenza dell’Ospedale Meyer di Firenze.
Prima di tutto, perché oggi, chi si occupa di queste tematiche e vuole intraprendere azioni di concrete e di successo, non può più prescindere dall’attuare e coordinare sinergie già esistenti nel territorio e prevederne di nuove che possano costituire la base di una rete regionale contro il bullismo e il cyberbullismo che agisca in maniera sempre più integrata ed efficace.
In secondo luogo, perché al termine della sperimentazione – come sottolineato durante il convegno da Ersilia Menesini, Professore ordinario del Dipartimento di Scienze Formazione e Psicologia dell’Università di Firenze – si è rilevata una riduzione significativa dei comportamenti di cyberbullismo, cybervittimizzazione e un chiaro miglioramento delle forme faccia a faccia, sia nelle scuole secondarie inferiori che superiori. Le percentuali di riduzione dei comportamenti problematici oscillano tra il 10% e il 30%, con un miglioramento più evidente nel caso delle manifestazioni più gravi e più frequenti, segno di come la creazione di linee guida condivise e azioni coordinate e sinergiche contro il bullismo su base regionale, sia una delle risposte più concrete ed efficaci al fenomeno.
Giusy Laganà
Insegnante, scrittrice e Segretario Generale FARE X BENE Onlus