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Essere adolescente ai tempi del coronavirus

Essere adolescente ai tempi del coronavirus

Si sa, l’adolescenza è il momento nel quale i ragazzi e le ragazze sperimentano la prima reale autonomia, cambiano i riferimenti e mamma e papà diventano sempre più dei fastidiosi personaggi che cercano di imporre regole e di tenerli in casa, legati a sé, contro la loro voglia.

Come dire quindi a questi esseri scontrosi, ombrosi, sempre pronti a difendere le proprie idee e i propri amici, che devono per un attimo fermarsi, mettere in pausa la loro voglia di esplorare, conoscere, mettersi nei guai e sperimentare e sperimentarsi?  Se già essere adolescente può risultare tremendamente difficile e a volte doloroso, la distanza sociale che la pandemia ha richiesto e imposto rischia di mettere ancora di più alla prova il loro percorso di crescita e l’equilibrio delle loro famiglie. Ma devono davvero mettere in pausa la loro voglia di autonomia e di crescita? Dobbiamo davvero pretendere che congelino le loro emozioni, necessità, i loro desideri e le conquiste fin qui fatte?

Credo che la risposta debba essere un convinto NO, anzi potremmo provare a sfruttare la situazione e la convivenza forzata all’interno delle proprie case per aprire nuovi canali di dialogo e per imparare a conoscere le loro esigenze, i loro sogni e le loro aspettative.

Anche quando la comunicazione sembra impossibile, proviamoci! Mettiamoci in gioco provando a cambiare punto di vista e a metterci nei panni degli altri, nei loro panni.

Le nuove modalità didattiche adottate dalla maggior parte delle scuole, che a prima vista possono sembrare una facilitazione e una comodità (faccio lezione in pigiama!) richiedono invece una forte dose di responsabilità e di capacità di organizzarsi. Non basta più arrivare a scuola e lasciarsi guidare dal flusso a volte noioso, ma rassicurante della routine ormai consolidata delle lezioni e dei sorrisi dei propri amici, bisogna sapersi destreggiare tra piattaforme sempre diverse (Zoom, We School, Google, Edmodo..) e orari che variano, consegne date a volte a voce, a volte tramite registro elettronico, ricordarsi di caricare i compiti online e magari litigare con i propri fratelli e sorelle per poter usare il computer o il tablet.

Questo può aiutarli a sviluppare un maggiore senso di responsabilità verso le loro cose e i loro impegni e imparare ad assumersi in prima persona il peso delle conseguenze delle loro scelte senza possibilità di trovare scuse altre. La loro capacità di adattarsi e di usare la tecnologia può anche essere usata a sostegno della famiglia riconoscendogli un ruolo attivo nelle dinamiche famigliari. Chiedere consigli agli adolescenti e valorizzare il loro sapere li aiuterà a consolidare l’autostima e il senso di autoefficacia percepito.

Sfruttiamo la quarantena per parlare con i ragazzi e le ragazze, per ricordargli quanto sono importanti per noi e quanto apprezziamo i loro sforzi e la loro maturità in una situazione delicata come quella di oggi. Mostriamo interesse per i loro progressi e per le autonomie, seppur virtuali, che dimostrano di possedere.

La tecnologia, spesso fino ad ora vista dagli adulti come strumento negativo e per relazioni finte e virtuali può assumere oggi lo stesso significato per giovani e meno giovani e può essere sfruttata per mantenere legami e per crearne di nuovi ma anche per esplorare e conoscere il mondo. Il computer e il telefonino possono essere oggi la nostra finestra sul mondo. L’uso della rete e l’accesso alle informazioni possono essere un perfetto banco di prova per sviluppare un proprio senso critico che permetta di comprendere la realtà che ci circonda e di coglierne le varie sfaccettature. Il tempo della noia e del bisogno di conoscenza può essere il motore che trasforma un adolescente apatico e stanco in un essere bramoso di informazioni e disponibile al confronto con i propri adulti di riferimento. Diventare capaci di interrogarsi e di usare le informazioni trovate in rete in modo critico saranno un’ottima risorsa per gli adulti che saranno, adulti in grado di andare oltre l’apparenza e di soppesare il peso delle notizie e delle voci che li circondano. Sfruttiamo questo tempo per discutere con i nostri figli di fake news, di come riconoscerle e combatterle, per  arrivare a saper usare la tecnologia al servizio dell’informazione e della formazione.

Questa situazione smuove in tutti noi emozioni profonde e non sempre facili da affrontare, negli adolescenti spesso queste emozioni sono ancora più pervasive e totalizzanti. La sensazione di perdersi eventi, amicizie, esperienze e possibilità può gettarli nello sconforto con la possibilità che cerchino di chiudersi sempre di più in sé stessi per tenere fuori il mondo, che li sta facendo soffrire, e le emozioni stesse. Ma emozioni come la paura, la rabbia e la tristezza sono emozioni che incontreranno spesso nella loro vita e imparare a nominarle, sentirle e capirle darà loro la possibilità di saperle gestire e di imparare strategie efficaci per utilizzarle come motore verso il cambiamento. I tempi dilatati e la possibilità di stare maggiormente a contatto con genitori e fratelli e sorelle ci da la possibilità di dialogare dei propri stati d’animo, sperimentarli nella loro irruenza ma imparare anche a tirarli fuori in maniera costruttiva e non distruttiva.

Sfruttiamo il tempo e le emozioni che il Covid-19 ci sta mettendo a disposizione per insegnare ai ragazzi e alle ragazze a non aver paura di ciò che provano, ad ascoltare il proprio corpo e le proprie esigenze e a ricordargli che ci siamo e siamo disponibili al confronto. È probabile che le loro emozioni di questi giorni siano anche le nostre, per questo possiamo sentirci più in sintonia e parlare lo stesso linguaggio.

Le stesse piattaforme che stanno permettendo a tutti noi di restare in contatto e mantenere le relazioni sociali, lavorare e studiare possono rivelarsi come luoghi insidiosi e violenti.

Fenomeni come il cyberbullismo non si sono infatti fermati, ma anzi hanno goduto di nuova forza dato il grande tempo che ciascuno di noi passa in rete e il sentimento di noia e apatia che spesso accompagna le giornate di tutti, ma in particolare degli adolescenti. L’uso massiccio della comunicazione online attraverso app di messaggistica/chat o sui social espone sempre più ragazzi e ragazze al fenomeno della violenza in rete, sia come vittime che come possibili autori.

Gli adulti hanno ora la possibilità di avvicinarsi al mondo dei propri figli condividendo strumenti e modalità con loro, possono quindi provare a intercettare eventuali situazioni di disagio e esplorarle insieme ai ragazzi e alle ragazze.

Saper usare un device o una App o programma non vuol dire conoscere semplicemente il loro funzionamento tecnico, ma anche quali sono le regole e le modalità da utilizzare, come approcciarsi agli altri ed eventualmente quali strumenti per interrompere o difenderci da situazioni potenzialmente pericolose. Se è vero che non sempre gli adulti possono essere di supporto dal punto di vista tecnico è vero però che possono esserlo insegnando ai loro figli a usare in maniera rispettosa i social e le chat, a non aver timore di condividere con gli adulti paure e preoccupazioni e a interrogarsi sempre sulla qualità delle loro azioni.

Sfruttiamo questo periodo per affiancare i giovani nel loro uso dei social, per scoprire cosa fanno quando sono online, non per controllarli o sgridarli ma per insegnare loro a mettersi nei panni dell’altro, anche se virtuale e lontano da noi.

 

Elisa Anderloni
Psicologa