La vergogna è un’emozione sociale che si prova quando si teme un fallimento personale rispetto ai canoni che ci si è prefissati e ci si sente quindi inadeguati.
Le emozioni possono essere primarie, innate e universali, o secondarie queste si sviluppano con l’interazione sociale durante la crescita personale dell’individuo: la vergogna è un emozione appresa.
La vergogna è l’esito dell’auto-valutazione di un proprio fallimento rispetto ad un modello prefissato e nasce dalla valutazione della propria inadeguatezza personale e sociale. L’emozione di vergogna è intrinsecamente legata alla percezione della propria competenza sociale, a scuola, al lavoro, nei gruppi sportivi e così via.
L’individuo mette in dubbio la propria idea di “come sono”. Questo dibattito interno sulle proprie competenze e qualità può mettere in scacco tutto il sistema di crescita di un ragazzo o di una ragazza portandoli in alcune situazioni ad agire comportamenti estremi.
I ragazzi adolescenti, che incontriamo nelle scuole e nelle nostre stanze, ci descrivono una vita relazionale dominata e condizionata dalla paura di essere brutti, di non essere desiderabili per qualche presunto difetto del corpo, di non essere abbastanza magri o abbastanza forti, sufficientemente ben vestiti o spaventati dall’idea di non essere competitivi quanto i propri compagni. Molti ragazzi e ragazze ci hanno raccontato e raccontano, purtroppo praticamente ad ogni incontro nelle scuole, di essere stati o essere ancora vittime dei loro pari di azioni di bullismo e cyberbullismo.
E tutto ciò concorre a far crescere e attecchire queste sensazioni e percezioni di inadeguatezza che terrorizzano e annichiliscono l’adolescente che si sente soffocato e incapace di rispondere agli infiniti stimoli di questo nostro nuovo mondo sociale fatto solo di successi e di corpi perfetti.
Le esperienze di mortificazione sociale (Charmet, 2018) hanno esiti gravi e dolorosi sia per i figli sia per il contesto comunitario.
L’umiliazione secondo la definizione classica “…induce nel soggetto uno stato di profondo avvilimento e imbarazzo, mettendo in risalto le sue inferiorità, i suoi errori, difetti e mancanze”. La mortificazione, l’umiliazione e la vergogna comportano nei soggetti, soprattutto se giovani e in fase evolutiva, il bisogno di scomparire. É lo sguardo dell’altro che accende la vergogna (Charmet, 2018).
Questo bisogno di sottrarsi alla scena pubblica e sociale viene agito in maniera differente tra adolescenti maschi e femmine, a volte con modalità più lievi e socialmente accettabili. Altri invece si manifestano con aspetti più strettamente psicopatologici e a volte perfino letali.
Si passa dalle modificazioni estetiche corporali, ad esempio cambiando colore e taglio di capelli, o attraverso la ridefinizione del proprio corpo con tatuaggi, piercing, scarnificazioni.
Altri invece sono comportamenti che possiamo definire patologici e pregiudizievoli per uno sviluppo sereno dei nostri adolescenti, che possono manifestarsi tramite il ritiro scolastico e sociale da parte dei ragazzi. Per le ragazze è l’attacco al corpo attraverso la decisione ad esempio di un digiuno quasi ascetico (Riva, 2014) come forma di controllo non solo della propria persona e della sua estetica ma anche delle richieste del mondo esterno “che ti vuole adeguata” come giovane donna nella forme e nel ruolo.
Questi esiti psicopatologici possiedono una stessa matrice, la percezione di inadeguatezza come attori sociali nei loro compiti di sviluppo come giovani donne e giovani uomini.
Alcuni ragazzi scelgono un’ultima via possibile per vendicarsi di quella profonda vergogna, la morte.
Alcuni muoiono soffocati dalla vergogna, incapaci di sopravvivere al peso del confronto e all’attacco del mondo dei pari, sparendo nel silenzio. Altri invece scelgono omicidi-suicidi trionfali, scenografici, attraverso progetti vendicativi che spesso mettono in scena sul palcoscenico prescelto. Questo è quasi sempre la scuola.
La scuola è luogo principe in cui, avviene l’affronto iniziale e finale per questi ragazzi. Un luogo dove prima non si era stati visti o si veniva presi di mira ma dove di certo, da adesso, non si verrà mai dimenticati.
Irene Simi de Burgis
Psicologa
Comitato Scientifico FARE X BENE