L’attuale situazione della scuola italiana sta vivendo un momento di transizione e sullo sfondo ci sono i cosiddetti “nativi digitali”, ossia quei giovani che nati nel nuovo millennio, utilizzano quotidianamente le tecnologie, seppure molto raramente in modo consapevole ed efficace.
A queste nuove generazioni si rimprovera spesso una bassa attitudine al ragionamento astratto e si imputa loro uno scarso mantenimento della concentrazione per più di qualche minuto.
Siamo spesso a chiederci se l’ambiente socioculturale in cui sono inseriti i cosiddetti “nativi digitali” non li spinga, talora quasi inevitabilmente, ad un tipo di ragionamento meno simbolico e più reattivo che rende sempre più necessario inserire metodologie attive per raggiungerli, coinvolgerli e consentire l’esaltazione del loro sapere.
I Metodi Attivi sono basati sulla partecipazione, rappresentano una strategia molto funzionale per interventi finalizzati alla prevenzione a scuola, sostengono apprendimenti significativi, favorendo un aumento della motivazione e facilitando l’integrazione nel gruppo classe.
Le tecniche attive si propongono, infatti, di porre al centro del momento formativo coloro che apprendono, attraverso la loro diretta partecipazione all’azione, ottenendo contemporaneamente un costante feedback rispetto al livello raggiunto.
Le numerose occasioni proposte ci hanno permesso di poter evidenziare, inoltre, come il prediligere queste metodologie abbia favorito il fare emergere le numerose qualità e capacità di alunni e alunne diversamente stigmatizzate dall’utilizzo di sole metodologie didattiche tradizionali.
I Metodi privilegiati dall’ équipe di FARE X BENE Onlus negli incontri con le classi:
“Alla base di questi processi vi è il pensiero di cultura della salute e della sicurezza, da intendere, come sviluppo ed espressione di capacità protettive attraverso un percorso fondato sull’esperienza individuale e collettiva”.
Evelina Molinari
Psicologa