Quando vediamo due bambini/e o ragazzi/e litigare il primo impulso è quello di dirgli “Smettetela e fate la pace!”, ci viene naturale pensare che la cosa migliore per loro sia non discutere ma trovare subito una modalità per andare d’accordo.
Se in generale avere relazioni non conflittuali può essere il nostro obiettivo e indice di buone competenze interpersonali, saper gestire un conflitto e saper portare avanti le proprie idee e i propri pensieri può essere un punto di forza notevole, sia per la vita privata che per quella scolastica/lavorativa. Uno dei regali più grandi che si può fare ai giovani, figli e studenti, è quello di insegnargli le strategie migliori per affrontare i conflitti in modo sano e costruttivo.
La prima cosa da fare è sicuramente spiegare ai bambini/e come capire a fondo noi stessi e la differenza tra violenza e conflitto.
La violenza ci porta a non essere rispettosi e a cercare di “eliminare” l’altro e le sue idee fino ad arrivare a scontri importanti e non sempre sanabili; i conflitti invece sono momenti che possono essere di crescita ed evoluzione, momenti nei quali aprirsi all’altro per cercare di capire e cogliere le differenze e le peculiarità di ciascuno, per lasciarsi contaminare.
Il conflitto può essere diretto, con scambi verbali e non su un determinato argomento o situazione, o indiretto, quando il percepire l’altro come diverso ci fa sentire minacciati e ci pone in un atteggiamento di attacco/difesa che può sfociare in uno scontro vero e proprio.
Daniele Novara, pedagogista, parla di “so-stare nel conflitto”, ovvero imparare a non viverlo come incidente di percorso da affrontare rapidamente per risolverlo, ma imparare a viverlo per apprendere ad accettare e conoscere le proprie emozioni. Solo conoscendo e rispettando emozioni e caratteristiche proprie e degli altri si può, infatti, imparare a non cadere nella trappola della violenza. In questa accezione, Novara, definisce il bullismo come un conflitto gestito male, un deficit socio-relazionale, collegato all’incapacità di accettare, vivere e gestire i conflitti.
È quindi importante sapere e tenere presente che un gruppo che funziona non è un gruppo privo di conflitti, ma un gruppo nel quale i conflitti sono legittimati e vissuti nel pieno del rispetto e dello scambio reciproco di tutti i partecipanti, così da diventare occasione di crescita.
Elisa Anderloni
Psicologa