“I miti e gli eroi sono tornati. E non sono mai stati così vicini”. Con queste parole la fascetta promozionale accompagna la prima edizione de La splendente di Cesare Sinatti, pubblicato nei “Narratori” di Feltrinelli. A voler essere pignoli bisognerebbe però precisare che le storie mitiche di eroi e dèi greci non sono mai scomparse dall’orizzonte (…). La densa sovrapposizione di rielaborazioni che governa lo sviluppo del mito rappresenta per lo scrittore moderno un’opportunità e un’insidia al tempo stesso: (…)è sempre presente il rischio di produrre una nuova versione zoppicante, stanca o erudita dei miti alla base della cultura occidentale.
Giocando con personalità su questo pericoloso confine si impone l’opera prima dello scrittore, che torna a narrare le imprese condotte da Agamennone, Menelao, Achille e Odisseo nei lunghi anni di assedio della città di Troia. Come sottolineato dal comitato di lettura del Premio Calvino 2016, in cui La Splendente è stato finalista, (…) “ciò che sorprende in questo inusuale romanzo è la capacità di far rivivere in maniera originale personaggi che sembravano per sempre fissati in una certa icona, in un profilo marmoreo”. Sinatti si inserisce infatti con grazia e sapienza negli interstizi del mito, in quegli angoli ancora bui dove la sensibilità dell’autore moderno riesce a cogliere nuove prospettive da cui guardare a storie universalmente note.
Sinatti riesce a presentare una versione che affascina grazie al costante emergere di un’umanità sofferta, capace di problematizzare le granitiche esistenze degli eroi. Grazie a questo meccanismo di abbassamento umano del grado eroico dei personaggi Achille cessa di essere lo spietato guerriero omerico per divenire un giovane ossessionato dal pensiero del dolore e della morte, la codardia di Menelao appare come una costante difficoltà di incontro con l’altro e di scendere a patti con la vita, così come commuove l’immagine di Ifigenia che cammina spensierata incontro alla sua morte. Gli dèi rimangono sullo sfondo di vicende che si sviluppano principalmente negli incontri tra uomini: illuminazioni improvvise, giuramenti nefasti e terribili vendette.
Recuperando la lezione della tragedia in un contesto prettamente omerico, su tutti si impone l’inesorabilità di un destino tanto inevitabile quanto continuamente patito: come il lettore vede dispiegarsi sulla pagina una storia di cui probabilmente conosce già l’esito, così gli eroi assistono alla progressione delle loro vite come spettatori di una rappresentazione in cui, per quanto si dibattano, non hanno possibilità di incidere in profondità. Grazie a questo trattamento tematico, che si accompagna ad una lingua controllata e incisiva (…), il mito classico emerge ancora una volta come lo strumento in grado di sondare le verità più profonde della dimensione umana. Nonostante il tempo passato e le innumerevoli riscritture, tra la bellezza di Elena e la polvere di Troia, tra l’ingegno di Odisseo e la furia di Agamennone il lettore moderno potrà trovare in questo testo qualcosa che continua a promanare fascino.
Salvatore Renna