La storia vera di un pittore esotico
Johann Moritz Rugendas ha l’arte nel Dna. Il suo bisnonno Georg Philipp Rugendas dovette abbandonare il mestiere di orologiaio dopo aver perso una mano: fu allora che decise di dedicarsi alla pittura e imparò a dipingere con l’unica mano rimasta. Da lì in avanti, tutti i Rugendas furono artisti. E la storia raccontata da Aira comincia proprio così, con un rapido excursus sui Rugendas, dal bisnonno di Johann Moritz, pittore di battaglie al fianco di Carlo XII di Svezia, fino al padre, anche lui specializzato nel documentare battaglie e anche lui al seguito di un sovrano guerriero, Napoleone. Johann Moritz avrebbe continuato a dipingere guerre, se non gli fosse toccato in sorte di vivere in un periodo di pace: fu così che divenne un pittore di paesaggi. Aggiungiamoci anche che il mercato europeo era affascinato dalla natura esotica e lontana: fu così che Rugendas si ritrovò in Brasile, Messico, Cile, Perù, Argentina per raccontare la fisionomia dei paesaggi latinoamericani.
Due fulmini nella pampa
Tra le pieghe di questa storia vera (documentata da dipinti a olio, acquerelli, disegni e da un libro, Viaje pintoresco por el Brasil) si inserisce César Aira per raccontare un episodio nella vita del pittore viaggiatore. Se la prima quindicina di pagine potrebbe stare benissimo dentro Le vite de’ più eccellenti pittori, scultori, architetti di Giorgio Vasari, la maestria di Aira sta nel far scivolare piano piano il racconto dal realismo verso toni surreali e allucinati. Le parole di Aira, all’inizio, sono come le pennellate di Rugendas: ci restituiscono un ritratto fedele dell’Aconcagua e della discesa dalla cordigliera fino a Mendoza, punto di partenza per la pampa. La pampa si trasformerà presto in una specie di inferno, un luogo alla fine del mondo, una visione apocalittica. È qui che avviene l’episodio che costituisce il cuore del libro di Aira: scoppia un temporale e Rugendas viene colpito da due fulmini. La vita del pittore cambia: diventa un mostro (il suo volto è sfigurato) e la sua percezione viene alterata dai dolori causati dall’incidente e dagli oppiacei che è costretto ad assumere per sopportarli. Aira ci accompagna senza strappi in un racconto che si fa via via sempre più surreale, fino all’incontro notturno, attorno a un fuoco, tra Rugendas e gli indios, un incontro che ha i toni di un racconto di fantasmi: fantasmi loro, gli indios, sfiniti, fantasma lui, Rugendas, col volto sfigurato e le percezioni alterate.
Sebastiano Iannizzotto