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La lettera sovversiva. Da don Milani a De Mauro, il potere delle parole

 “Don Milani non è
l’ultimo, ma il primo,
non chiude, ma apre. È
solo, ma non isolato”.
Contro l’idea dell’eroe
solitario, Vanessa Roghi
nel suo prezioso Lalettera sovversiva ci presenta l’esperienza di
Barbiana quale parte di
una “grande trasformazione” in corso in quegli
stessi anni all’interno
delle istituzioni italiane.
Scuole, ospedali, aule di
giustizia, carceri, in cui
si comincia a sentire una
lingua diversa, grazie alla
presa di parola da parte
di soggetti rimasti sino
ad allora in silenzio. (…). Inserendolo, come fa l’autrice, in un contesto più vasto, don Milani non ne esce tuttavia affatto sminuito, anzi: la sua esperienza educativa risulta essere un nodo cruciale di una rete di relazioni e sperimentazioni che hanno vivificato i due decenni – sessanta e settanta – nei quali la costituzione ha iniziato ad essere attuata davvero. Non senza contraddizioni e incomprensioni all’interno dello stesso variegato movimento di cui, a modo loro, il priore di Barbiana e i suoi ragazzi erano parte, come correttamente riferisce l’autrice, lontanissima da agiografie o narrazioni consolatorie ed edulcorate. (…) La filosofia del prete fiorentino si forma in uno scambio, diretto o mediato, con il pensiero e l’azione di figure come Mario Lodi, ma anche di persone assai diverse come Ernesto Balducci, o Alex Langer (…). Il libro di Roghi, denso di riferimenti e citazioni, ma comunque di agevole lettura, possiede quindi un duplice merito. Da un lato, colma un vuoto storiografico nel ricostruire genesi e fortuna della Lettera a una professoressa. Lo fa sia mostrando l’origine del “problema della lingua” nel giovane Milani, (…) sia illustrando il confronto critico con la linea pedagogica della Lettera fra i docenti della nuova sinistra a partire dal difficile 1977, attraverso il “ritorno all’ordine che caratterizzerà la scuola negli anni ottanta”, sino alle polemiche anti-sessantottine a noi più vicine (da Sebastiano Vassalli a Paola Mastrocola). Dall’altro, rendendo testimonianza di una grande stagione di impegno civile (…).

Jacopo Rosatelli

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