GLI AIUTI DEGLI ANGLOAMERICANI
Non tragga in inganno il titolo, l’autore dichiara con chiarezza, fin dal Preludio, di essere “lungi dal pretendere di ricostruire una storia completa della Resistenza”, avendo in realtà messo al centro della sua indagine le complesse interazioni tra “il sostegno degli angloamericani” ai movimenti di Resistenza. In questo senso siamo davvero in presenza di una “prima storia”, basata su una documentazione archivistica soprattutto inglese, che in 21 capitoli affronta in modo assai dettagliato le varie fasi e i mutamenti dei complessi rapporti tra le strategie militari – prima solamente inglesi e, dal 1942, anche statunitensi – e i movimenti di resistenza nell’Europa occidentale (…).
UNA RESISTENZA CONFLITTUALE
I complicati e spesso conflittuali rapporti tra autorità in esilio, movimenti di resistenza interni e governo inglese, e le modificazioni di questi rapporti al variare del quadro complessivo della guerra, sono tra le pagine più dense, a volte anche faticose; ma sono anche pagine decisive nell’operazione di smontaggio di una tradizionale “visione idilliaca della Resistenza europea. Tra queste tensioni e contraddizioni, si agita, con implacabile determinazione, anche il più illustre degli esuli anti-nazisti, Charles De Gaulle, impegnato a lungo in un braccio di ferro con il governo inglese, disposto a riconoscergli il ruolo di capo di tutti i francesi liberi decisi a continuare la lotta, ma nello stesso tempo titubante davanti alla prospettiva di rompere con Vichy. (…)
GLI OSCURI MANOVALI DELLA GLORIA
Attraverso una considerevole mole di documenti, da cui trae molte ed estese citazioni, Wieviorka ci permette di entrare nel vivo della vita del Soe tanto a Londra, quanto sul campo direttamente operativo. È qui, a mio giudizio, che troviamo le pagine più vivide, quando protagonisti della narrazione diventano gli uomini del Soe in carne e ossa, “gli oscuri manovali della gloria” e le concrete difficoltà, i rischi e le perdite connesse alle missioni sul campo; soprattutto quelli destinati al “grande salto”, cioè a essere paracadutati dopo un breve addestramento, riforniti di “una pastiglia L di cianuro per suicidarsi, sei pastiglie B di benzedrina per restare svegli e sei pastiglie K di sonnifero”(…).