In Se una notte d’inverno un viaggiatore, Italo Calvino presta attenzione anche ai mutamenti circa la natura della lettura, mettendo bene in luce come la letteratura non sia più “al centro” delle esistenze ma occupi anzi un ruolo del tutto marginale: “I romanzi lunghi – scrive Calvino – scritti oggi forse sono un controsenso: la dimensione del tempo è andata in frantumi, non possiamo vivere o pensare se non spezzoni di tempo che s’allontanano ognuno lungo una sua traiettoria e subito spariscono”. (…)
IL RUOLO DELLA LETTERATURA
Il saggio di Montesano si concentra in maniera compiuta sul ruolo della lettura (…) si tratta di un testo emblematico sin dal suo titolo poiché pone in evidenza un legame sepolto, quello tra la lettura e la vita, la cui necessità rimane sottesa per tutti i sei movimenti che lo compongono. Come diventare vivi segue un altro libro dello scorso anno di Montesano, Lettori selvaggi, mastodontico volume enciclopedico di cui questo costituisce una sorta di appendice. Se Lettori selvaggi era una vera e proprio enciclopedia del sapere umano che spaziava dalla letteratura alla filosofia, dal teatro all’arte fino alla musica, dagli antichi greci a Manganelli e al jazz, quest’ultimo libro costituisce una sorta di dichiarazione di metodo rispetto all’immenso sapere che è contenuto nell’altro, indagando il valore e il ruolo che la lettura riveste nelle nostre vite(…)
LA LETTURA SELVAGGIA
La via suggerita da Montesano è quella della lettura “selvaggia”, approfondita e curiosa. Montesano riesce addirittura nel difficile tentativo di dare una dimostrazione di questo tipo di lettura, quando costruisce un crescendo interpretativo della meravigliosa poesia di Mandel’štam Mi lavavo all’aperto perché era notte, mettendo bene in luce tutti i meccanismi immaginifici e subliminali che si attivano attraverso un certo tipo di analisi ermeneutica dei testi. Montesano non si ferma solo a questo, che parrebbe altrimenti un semplice esercizio di promozione alla lettura, ma anzi parte da queste che sono avvertite come necessità impellenti per la nostra contemporaneità per giungere alla definizione di un ruolo politico e sociale della lettura, perché, scrive, “guidati dalla passione che cerca ciò che ignora, i lettori selvaggi leggono per vivere” e “sanno che leggere è anche imparare ad amare”. Sta in questa all’apparenza semplice definizione una necessità invece enorme, quella di guidare la formazione dell’individuo poiché, come scrive Calogero, la cultura è un “formidabile strumento di vita” (…).
LA LETTERATURA COME ESPERIENZA DI LIBERTA’
Quella che Montesano tratteggia, in Lettori selvaggi prima e in Come diventare vivi poi, è una vera e propria trasformazione, ovvero quella che porta il lettore a essere rinnovato e rigenerato da un incontro spesso inaspettato, capace di far superare i confini della vita e l’usura del tempo e ad afferrare quelle “vere presenze” capaci di soddisfare dei bisogni che non conoscevamo: “Aspettavamo qualcosa e non sapevamo che esistesse, che ci potesse completare”, perché ciò che ci tiene vivi è qualcosa che restituisce un senso alla realtà: “non si tratta più di passare il tempo o di ingannare la noia – scrive Montesano –, né di accrescere la propria cultura quantitativa e di apprendere cose specialistiche: quando si legge per vivere, ciò che va in pezzi è la prigione in cui ognuno è chiuso, e quando la propria gabbia si è rotta, l’esperienza della libertà è così esaltante che cominciamo a vedere con dolore anche le gabbie altrui: e non ci basta essere liberi da soli in un mondo di prigionieri”. Il libro di Montesano contiene un atto politico vero e proprio perché l’umanesimo di cui parla si misura solo nel suo rapporto con l’altro e mai in una narcisistica solitudine: solo così i sensi si preparano a un’apertura oggi sempre più necessaria che non confermi pregiudizi ma si interroghi invece in maniera compiuta sull’alterità insita nel nostro mondo.
Matteo Moca