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Bart D. Ehrman è ormai, a livello mondiale, uno dei più apprezzati e discussi autori di libri di alta divulgazione su Gesù e sul cristianesimo antico.

In questo libro 
Ehrman si propone di rispondere
alla seguente domanda: i discepoli di
 Gesù consideravano fin da principio
che il loro maestro fosse un dio? La 
risposta non è decisamente negativa,
ma sfaccettata. Anzitutto Ehrman identifica due modalità di possibile incrocio fra umano e divino nel
mondo antico: una divinizzazione
umana per adozione o esaltazione, o
 una umanizzazione per incarnazione.
 Nel mondo greco-romano entrambe queste possibilità erano contemplate e le antiche mitologie pullulavano di uomini divinizzati o di dèi temporaneamente incarnati in uomini.

L’autore identifica anche tradizioni ebraiche in cui si ammetteva la possibilità che gli angeli potessero prendere forma di uomo o addirittura che certi individui potessero fregiarsi della qualificazione di “dio”. Quanto a Gesù, Ehrman aderisce alla corrente interpretativa che fa di lui un predicatore apocalittico in attesa dell’imminente venuta di Dio sulla terra per instaurare il suo regno. Gesù non si sarebbe mai attribuito qualità divine: ciò sarebbe frutto di una rilettura successiva operata da certi suoi seguaci persuasi che egli risuscitò da morte, dopo un’esecuzione infame che avrebbe fallito nel porre fine alla sua predicazione. La nascita e la diffusione dell’idea che fosse risorto da morte fu, secondo l’autore, il punto di partenza del processo di divinizzazione di Gesù.

Sulla possibilità o meno di discutere storicamente dell’evento della risurrezione, per negarla o affermarla, egli è estremamente scettico; ritiene però che vi siano sufficienti elementi per ritenere improbabile la tradizione evangelica secondo cui Gesù sarebbe stato sepolto nella tomba di Giuseppe di Arimatea e, la domenica mattina, quella tomba sia stata trovata vuota.

Andrea Nicolotti

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